Ameya Yokocho アメヤ横丁
Un assaggio di Giappone
Le voci logore delle nonne si fondono dietro le pareti delle botteghe. Dei venditori accalappiano i clienti. Il profumo dei pesci freschi, delle spezie e dei dolciumi coglie uno dopo l’altro i passanti. L’animazione dell’Ameya Yokocho inebria immancabilmente i suoi visitatori.
Originariamente dedicato alla vendita dei dolci, questo luogo prende il suo nome dalla parola ame che significa “caramella”. A meno che non venga dalla radice ame di “America”, la via che ha ospitato il più grande mercato nero dei prodotti americani all’indomani della guerra. L’indecisione nell’etimologia riflette perfettamente lo spirito che regna qui: dai polipi essicati alle carte telefoniche internazionali, all’Ameya Yokocho si trova di tutto.
Il mercato, che si sviluppa lungo la via ferrata sopraelevata e che serpeggia tra i suoi piloni – non lontano dal parco Ueno – è uno spazio preservato dalle metamorfosi della città. L’atmosfera sembra essere rimasta la stessa sin dal primo dopoguerra.
A dicembre, gli abitanti di Tokyo vi si rendono per comprare cibarie e regali in vista dell’oshogatsu, il Capodanno giapponese.